Per me la vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano. Sarei restio ad ammazzare un agnello per sostenere il corpo umano. Trovo che più una creatura è indifesa, più ha il diritto ad essere protetta dall’uomo dalla crudeltà degli altri uomini. Ma colui che non è degno di tale opera non può offrire protezione. … Per riuscire a vedere faccia a faccia lo Spirito della Verità, universale e onnipresente, bisogna riuscire ad amare la più modesta creatura quanto noi stessi.
– M.K. Gandhi, “La mia vita per la libertà – L’autobiografia del profeta della non violenza” (Titolo originale: “An Autobiography or the Story of my experiments with truth”)
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Qualche mese fa (sempre a maggio!) mi ha scritto anche Linda, inviandomi il link del suo secondo cortometraggio.
Tempo fa iniziai una ricerca sul popolo più longevo al mondo e scoprii dati molto interessanti.
È il popolo degli Hunza: questa popolazione non solo vive in media 130-140 anni ma non conosce neppure le nostre tanto temute patologie degenerative, il cancro, malattie del sistema nervoso, ecc..
Vivono al confine nord del Pakistan all’interno di una valle sulla catena Himalayana e sono la popolazione in assoluto più longeva della terra.
La nostra élite medica si vanta di tenere in vita i nostri anziani fino agli 80 anni e oltre. Ebbene, gli Hunza, senza ricorrere ai prodigi della nostra scienza mendica, a cento anni sono vivi, incredibilmente attivi, lavorano ancora nei campi e curano i loro figli con estrema vivacità e vitalità.
Ieri sera, domenica 23 settembre, sono stata a Tuglie, al Festival Nazionale del Libro.
Nella bellissima cornice dei giardini appartenenti alla residenza Mosco si è svolto l’incontro con Paola Maugeri, autrice del libro La mia vita a impatto zero.
Simpatia, voce calda e capelli (un tempo) blu che mi hanno fatto compagnia tante volte durante l’ adolescenza.
In tutti i tempi gli uomini più profondi hanno avuto compassione degli animali, proprio perché essi soffrono della vita, ma non hanno la forza di rivolgere la punta del dolore contro se stessi e di comprendere metafisicamente la loro esistenza; il vedere il dolore senza senso suscita anzi ribellione nel più profondo dell’anima.
Friedrich Nietzsche, Schopenhauer come educatore, 1874