Eziologia ed epidemiologia
La rabbia è una malattia infettiva di origine virale che colpisce tutti gli animali a sangue caldo, uomo compreso.
L’agente eziologico è un virus del genere Lyssavirus, della famiglia dei Rhabdoviridae, ordine Mononegaviridae.
Si parla di rabbia silvestre quando ci si riferisce alla diffusione della malattia in zone non abitate; in questo caso il serbatoio della malattia varia a seconda della Nazione (lupi in Iran, volpi in Russia/Canada/Europa, chirotteri ematofagi o “vampiri” in Sud America e Caraibi, manguste in sud Africa/Malesia/India, moffette in nord America, scoiattoli in Nigeria).
Si parla di rabbia urbana quando ci si riferisce alla malattia diffusa in aree abitate; in queste zone la trasmissione è dovuta a cani, gatti e bovini.
La rabbia urbana può prendere origine da quella silvestre mediante:
- cani da caccia o da compagnia che seguono i loro proprietari in zone dove esiste la rabbia silvestre
- cani o gatti inselvatichiti che vagano tra ambiente urbano e zone non urbanizzate
Incidenza
Nell’uomo l’incidenza della rabbia è relativamente bassa (60000 casi mortali al mondo ogni anno), ma il numero delle sospette esposizioni che richiedono una costosa profilassi post-esposizione è elevato.
Il gatto contrae la rabbia 3 volte più del cane e più di qualsiasi specie domestica.
Trasmissione
Gli animali infettati diffondono il virus per circa 5 giorni e poi muoiono.
L’infezione è trasmessa con il morso dell’animale infetto o attraverso piccole lesioni della cute o delle mucose che vengono in contatto con la saliva di un animale contagiato, ma anche con l’urina, con l’ingestione di animali infetti e con il latte prodotto da una femmina infetta.
Patogenesi
Quando un soggetto infetto morde un altro animale o una persona, il virus viene inoculato nella ferita del morso, dove prolifera localmente per un periodo di tempo variabile e poi attacca le terminazioni nervose (se si pulisce la ferita si può evitare che il virus attecchisca).
Il virus procede in senso centripeto lungo i nervi periferici per 12-180 giorni verso il SNC ed altri organi e diffonde a saliva, latte, urine ecc.
Entro una settimana dalla localizzazione al SNC insorge una sintomatologia neurologica progressiva che conduce a morte il soggetto entro 4-5 giorni.
Sintomatologia
L’infezione della rabbia deve essere presa in considerazione in ogni animale non vaccinato che mostri segni neurologici rapidamente progressivi.
Nella fase prodromica, che dura fino a 36 ore, l’animale presenta alterazioni comportamentali che si manifestano con cambiamento di umore, allucinazioni, salivazione profusa con la quale elimina già numerose particelle virali.
Alla fase prodromica possono seguire 3 diverse forme di rabbia:
- rabbia furiosa: comprende prima una fase eccitativa con manifestazioni di aggressività spontanea o indotta da stimoli, salivazione abbondante, procidenza della terza palpebra, miosi, congiuntivite, scialorrea, pica, alterazione della voce ed insensibilità al dolore; segue poi una fase paralitica, che precede il decesso, della durata di 4-5 giorni durante i quali si notano tremori muscolari, incoordinazione, paralisi progressiva che arriva fino ai muscoli della respirazione fino a condurre l’animale a morte per arresto respiratorio
- rabbia muta: è caratterizzata, fin dall’esordio, da paralisi (tipicamente localizzata ai muscoli masseteri), strabismo, congiuntivite, protrusione della nittitante, midriasi, ptosi linguale, scialorrea, modificazione della voce, morte in 1-4 giorni dalla comparsa dei sintomi
- rabbia atipica: presenta un quadro intermedio tra i 2 precedenti
Diagnosi
Nell’animale vivo la diagnosi si basa sui segni clinici (il cane ha, solitamente, rabbia muta mentre il gatto presenta rabbia furiosa).
Negli animali deceduti si effettuano esami di laboratorio su materiale cerebrale (es. test con anticorpi antirabbici che fornisce una risposta entro 24 ore e dimostra la rabbia a livello cerebrale indipendentemente dalla presenza o meno dei corpi del Negri nei neuroni dell’ippocampo, patognomonici in caso di rabbia) o sulle ghiandole salivari.
Trattamento della rabbia nell’uomo
In caso di morsicatura bisogna lavare accuratamente la ferita.
Entro 48 ore dall’esposizione inoculare immunoglobuline umane antirabbiche (HRIG), ma solo in soggetti che siano stati precedentemente immunizzati contro la rabbia.
Iniziare il ciclo di immunizzazione (vaccino antirabbico umano a cellule diploidi) immediatamente a 3, 7, 14 e 28 giorni dopo la prima dose, le persone precedentemente vaccinate ricevono una dose di richiamo al giorno 0 e al giorno 3.
Prevenzione
Per prevenire la diffusione della rabbia bisogna evitare la sovrappopolazione, vaccinare tutti i cani e i gatti che trascorrono del tempo all’aperto (anche occasionalmente) e tenere gli animali lontani dai selvatici.
Tutti i cani e i gatti devono essere vaccinati contro la rabbia utilizzando un vaccino spento con una durata di 3 anni (oppure un vaccino annuale senza adiuvante).
Per raggiungere il picco del titolo anticorpale occorre circa un mese, quindi l’animale non va considerato immune prima che siano trascorsi 30 giorni dalla vaccinazione.
Il primo vaccino può essere somministrato già a 3 mesi di età (4 in California) sia nel cane che nel gatto; il programma di controllo ottimale prevede che tutti gli animali ricevano la seconda vaccinazione un anno dopo la prima e poi ogni 3 anni.
Per i gatti i vaccini ricombinanti senza adiuvanti o transdermici riducono la probabilità di sarcoma.
La vaccinazione è obbligatoria in alcune zone, per l’espatrio e/o il reimpatrio, in caso di viaggi in aereo o nave; per avere valore legale l’inoculazione deve essere avvenuta da almeno un mese e non oltre i 12 mesi precedenti.
Il vaccino di richiamo è considerato valido se effettuato entro i 12 mesi dal precedente; se viene effettuato 1 anno e 1 giorno dal precedente bisogna attendere un mese affinchè la vaccinazione abbia valore legale.
Regolamento di Polizia Veterinaria
Gli episodi di morsicatura vanno segnalati all’Autorità competente.
Gestione degli animali che hanno morso l’uomo
- animali selvatici o randagi: effettuare l’eutanasia ed inviare la testa refrigerata all’Istituto Zooprofilattico
- animale sano vaccinato: tenere in quarantena per 10 giorni
- animale sano non vaccinato: nelle aree endemiche l’animale deve essere sottoposto ad eutanasia inviando il cervello per l’esame all’Istituto Zooprofilattico, oppure può essere tenuto in quarantena per 10 giorni nel canile municipale o in altro locale stabilito dall’ Autorità comunale (quindi anche il domicilio del proprietario) se il proprietario, per motivi di affezione, non acconsente all’abbattimento
- qualsiasi animale che sviluppi segni clinici di rabbia nel corso dei 10 giorni di quarantena deve essere soppresso
Gestione degli animali morsi da altri animali
Gli animali morsi da animali selvatici, rabidi, fuggiti o da animali dei quali non sia nota l’anamnesi vaccinale devono essere considerati come se fossero stati esposti alla rabbia e quindi soppressi con provvedimento del Sindaco, a meno che non debbano rimanere in osservazione per 10 giorni per aver morsicato a loro volta persone o animali.
Se il proprietario, per motivi di affezione, decide di negare il consenso alla soppressione può, sotto la sua responsabilità, detenere l’animale presso la propria abitazione o in un altro luogo ritenuto adatto e dove l’animale non possa nuocere; i periodi di osservazioni variano a seconda dei casi:
- 6 mesi se l’animale viene portato alla visita non prima di 5 giorni dalla morsicatura per ferite localizzate al capo, non prima di 7 giorni per ferite con altra localizzazione e se il morsicatore è rimasto sconosciuto; 1 mese prima del termine di questo periodo deve comunque essere vaccinato
- 3 mesi se l’animale è stato immediatamente vaccinato (non oltre 5 giorni dall’avvenuta morsicatura al capo e non oltre i 7 giorni negli altri casi)
- 2 mesi se l’animale è stato vaccinato contro la rabbia da meno di un anno e, comunque, sottoposto a trattamento profilattico vaccinale immediato (entro 5 giorni dall’avvenuta morsicatura per ferite al capo, 7 giorni negli altri casi)
La rabbia silvestre in Italia
Nell’ottobre del 2008 la rabbia è ricomparsa nel nostro Paese.
Il primo focolaio si è avuto in provincia di Udine in seguito alla diffusione dei epidemie verificatesi in Slovenia e Croazia; nel 2009-2010 l’epidemia si è diffusa anche a Friuli Venezia Giulia, Veneto (provincia di Belluno) e, più recentemente, fino alla provincia autonoma di Trento.
Nella maggior parte dei casi gli animali interessati sono volpi (principale serbatoio della malattia), tassi e caprioli; sono risultati positivi anche animali domestici (cani, gatti, un cavallo ed un asino).
Nell’ordinanza ministeriale del 26 novembre 2009 si dispone:
- obbligo di vaccinazione antirabbica dei cani e altri animali da compagnia sensibili al seguito di persone che si recano nelle zone interessate
- obbligo di vaccinazione dei cani di proprietà e degli animali domestici sensibili condotti al pascolo nelle zone interessate
- limitazione della circolazione dei cani, inclusi quelli utilizzati nella pratica venatoria
- campagne di vaccinazione orale delle volpi mediante vaccino addizionato a specifiche esche distribuite sul territorio interessato dalla malattia e in un’ampia zona di protezione circostante
- intensificazione del monitoraggio degli animali selvatici nel territorio
Il Ministero della Sanità precisa che:
- è stato attivato dal dicembre 2009 un piano di vaccinazione orale delle volpi nei confronti della rabbia che ha interessato le Regioni del nord-est italiano
- le procedure messe in atto sono in accordo con le raccomandazioni della Comunità europea e dell’Organizzazione mondiale della sanità animale e consentono di ridurre il rischio che la malattia si estenda alle regioni confinanti
- è attivo un sistema di sorveglianza negli animali selvatici che garantisce un’individuazione rapida di nuovi casi di malattia.
- nelle aree a rischio è obbligatoria la vaccinazione degli animali domestici, cani, gatti, bovini, ovicaprini e cavalli che si recano al pascolo