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L’innocente.

Lasciamoli vivere
Lasciamoli vivere

In occasione della Pasqua imminente riporto questo articolo già pubblicato sul mio blog.
In questo periodo mi viene sempre in mente una cosa raccontatami da mia mamma, un episodio accadutole nella sua infanzia.
Quando aveva circa cinque-sei anni le capitò di passare davanti ad una macelleria del suo quartiere, a Lugano, e appeso lì fuori vide il cadavere di un agnellino, a testa in giù, privato del suo bianco pelo, ridotto ad un involucro di carne pronto da fare a pezzi per il pranzo di Pasqua, eppure ancora così indubitabilmente un agnellino.
Mia mamma scoppiò a piangere a quella vista, e per parecchio non ci fu verso di calmarla. Per molto tempo non volle più nemmeno passare da quella strada. E non ha mai mangiato la carne d’agnello, perché non è mai sbiadito nel suo ricordo l’immagine di quell’innocente ammazzato ed esposto in quel modo.
Penso che lei, che era una bambina, riconobbe in quel povero corpo un suo simile, un individuo molto giovane anche lui, un altro bambino potremmo dire, solo appartenente ad un’altra specie.

Trovo che la sistematica uccisione degli animali sia di per sé un fatto orribile. Quando poi tra le vittime ci sono anche i piccoli è ancora più orribile. Ogni cucciolo dovrebbe poter vivere serenamente la sua età, e stare con la propria mamma, al sicuro. Gli dovrebbe essere permesso di crescere, come avviene per noi umani.
Gli agnellini, nello specifico (ma è chiaro che lo stesso discorso si estende a vitellini, maialini, pulcini, e via dicendo), dovrebbero passare il primo periodo della loro esistenza a saltellare tra le erbe del prato, e non essere sottratti alla loro mamma e al calore del sole per essere sgozzati in un mattatoio. Un agnellino non viene al mondo per essere sacrificato, se non nella nostra distorta visione delle cose. Ma è così difficile da comprendere?
Sarebbe già un passo avanti se negli anni 2000 la mattanza pasquale degli agnelli venisse bandita. Basta con queste tradizioni che vivono anche sul sacrificio altrui. Alle piccole vite recise per trasformarsi in una portata del pranzo di Pasqua non sarà concesso di risorgere. E celebrare una resurrezione versando del sangue mi sembra quantomeno grottesco.
Finché non sapremo provare compassione per questi innocenti per antonomasia, questi piccoli esseri candidi e indifesi, temo sarà difficile provarne per tutti gli altri innumerevoli animali, adulti e piccoli, ammazzati ogni giorno per finire sulle nostre tavole.
Sarebbe bello che l’idea di rinascita associata alla Pasqua (o almeno così, da persona per nulla addentro al cattolicesimo, la interpreto io) si riferisse anche alla (ri)scoperta di un nuovo modo di guardare ai nostri fratelli animali, tutti quanti.
Una rinascita spirituale, grazie alla quale attingere finalmente alla compassione per tutte le creature.

Una parola anche su altri simboli pasquali, come i conigli, i pulcini, e le uova, che, in Svizzera, almeno, in questo periodo vengono dipinte per l’occasione.
Tutti simboli teneri e dolci, immagini di un mondo batuffoloso dai toni pastello.
Peccato che parallelamente migliaia e migliaia di conigli vengano allevati, spesso in condizioni terribili, per finire, dopo una breve vita infelice, nel nostro piatto; che innumerevoli pulcini maschi non idonei all’industria ovaiola vengano ammazzati brutalmente appena usciti dall’uovo; che le uova da dipingere a Pasqua provengano da galline che anche se allevate a terra e non in un orribile allevamento batteria, verranno comunque soppresse non appena il loro ciclo produttivo non sarà più all’altezza dello standard industriale.
Nella nostra schizofrenia umana passiamo costantemente da un estremo all’altro. Dalla tenerezza per alcuni animali al mangiarne altri della stessa specie, dall’accarezzare il capino di un pulcino al non pensare che migliaia di essi sono condannati a morte già prima di nascere.
Cerchiamo di applicare lo stesso empatico metro di giudizio a tutti gli animali. Se lo facciamo con naturalezza nei confronti di alcuni, lo possiamo fare per gli altri.
Questo è il mio auspicio pasquale.


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