Amareggiata ma non delusa. Così si può sintetizzare il mio stato d’animo riguardante la giornata di ieri, 6 novembre, in cui molti di noi si sono riuniti a Montichiari (sede dello stabilimento di “Green Hill”) per manifestare contro un abominio che nel duemiladieci ancora viene perpetrato in quello che si definisce un paese civile: la vivisezione.
Amareggiata perchè certe frange politiche estremiste infiltrate nella folla hanno tentato di creare scompiglio fra i manifestanti, rischiando di minare la serietà della manifestazione e mandare a monte quello che era un momento pacifico, apolitico e dedicato solo a loro: le duemilacinquecento anime rinchiuse negli stabulari dei vivisettori, condannate ad una lenta e silenziosa tortura, che vede la morte come unica via di liberazione.
Un paese, Montichiari, che in apparenza sembra esser rimasto in silenzio, dietro alle tapparelle calate. Non generalizzo: moltissimi paesani erano parte del corteo, ma osservare altri intenti a preparare la cena, mentre noi silenziosamente disponevamo le nostre flebili fiammelle dinnanzi l’edificio del comune, mi ha rattristato.
Sono troppo esigente, lo so. Avrei voluto vedere tutti i monteclarensi fuori dalle case, urlanti e rancorosi nei confronti di chi porta la morte sotto le loro case. Ma naturalmente non è stato così, perchè, in fin dei conti, a qualcuno conviene che le cose vadano così. Come ormai è chiaro a tutti, la vivisezione è una scelta conveniente alle case farmaceutiche e a chi ha necessità di dimostrare la propria “serietà” attraverso uno studio “scientifico” firmato da esimi dottori e corredato da “incontrovertibili” esperimenti.
La realtà che noi conosciamo è ben altra. Effettuare esperimenti di vivisezione su esseri che non appartengono alla nostra specie e non hanno le stesse reazioni che potrebbe avere un essere umano, è notoriamente un affronto alla scienza, oltre che alla vita stessa. Sopratutto in vista delle numerose alternative esistenti ormai da anni (cellule staminali, studi in vitro).
Comunque, per continuare il resoconto di ieri, posso dire che eravamo in molti (personalmente non posso fare una stima “a occhio”, da altre fonti leggo di duemila persone presenti) e molto uniti.
Qualcuno, scherzando, è venuto incontro al mio striscione esclamando “Tu eri anche a Roma!”, altri hanno riconosciuto il mio slogan e si sono presentati. Ho conosciuto, con molto piacere, alcuni amici di facebook che finora per me erano solo “virtuali”.
Mi piace manifestare, non c’è niente da fare. Mi piace ritrovarmi in quello sciame di persone che la pensano come me su alcune cose e pensano che la propria presenza possa fare la differenza. Poi, ovvio, continuo a dire (pessimisticamente) che non cambieremo il mondo: loro sono molto più potenti di noi e fino a quando qualcuno non deciderà che le cose devono cambiare, difficilmente le cose cambieranno. A meno che non si decida un atto di forza. Ma sono altri discorsi 😉
Purtroppo non siamo potuti arrivare fino allo stabilimento di Green Hill: il comune non ha autorizzato il percorso della manifestazione fino a quel punto (chissà perchè?!). Così ci siamo fermati a poche centinaia di metri, urlando il nostro sdegno verso il cielo, con il cuore vicino a quelle povere creature.
Ci avranno sentito. Ma non possono più parlare, non hanno più voce. La voce ce l’ha solo chi ha il potere. E noi stiamo prendendo a poco a poco sempre più potere.
Alcuni di loro forse non verranno salvati, ma ho fiducia nel futuro e credo che se riusciremo a rimanere affiatati e determinati verso il nostro obiettivo…qualcosa cambierà.
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4 replies on “Montichiari, 6 novembre. Uniti contro Green Hill.”
ciao Lady, ti sono vicino e ti capisco. Amareggiata e non delusa, condivido il tuo punto di vista. Stare dalla parte di un pensiero forte alla fine presuppone che tanti altri non siano così attenti a quello che succede. Ti stupisci che possa esserci un dubbio, un temporeggiare nei pensieri, purtroppo però è la natura umana, o meglio la mente umana, che elabora informazioni e che crea una selezione. Io cerco di fare qualcosa contro la caccia, ma poi alla fine quando parli con “la massa” rimani basito dal modo leggero e spesso ignorante di affrontare la questione. E alla fine non puoi che avere pazienza e cercare di farli rimanere vicino ai tuoi pensieri. L’unica strada cmq da percorrere è entrare nei meccanismi del potere perché solo così riesci a modificare qualcosa. Creare opinione e stare uniti su pochi ma concreti principi è già un buon risultato… il tempo farà il resto. un saluto e un pensiero ai nostri piccoli indifesi amici.
@edoardo: condivido in pieno le tue parole. Cambiare un opinione è difficile, se si tratta di un pre-giudizio, poi, è ancora più difficile (come diceva Einstein, “è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”). Noi non molliamo…goccia dopo goccia qualcosa cambierà.
ehm… il corteo di sabato lo chiami APOLITICO??? Beata te, cara, forse ti sei un attimo distratta, ..non è affatto un movimento apolitico quello di greenhill, ma dichiatatamente di sinistra, e gli organizzatori – oltre a parlare di animali e questo è ottimo, ed è per quello infatti che io ero lì e lo sarò le prossime volte – non mancano mai di speficare il loro credo politico-ideologico, ecc.. Cosa del tutto gratuita ritengo, in quanto per fare un’azione di protesta concreta, vera, efficace, non c’è affatto bisogno di metterci sempre in mezzo il proprio personale credo politico, ANZI, questo danneggia sempre la causa animalista ………….
@Francesca: Nelle intenzioni organizzative non c’è e non c’è mai stato alcun riferimento politico e così doveva rimanere anche nella pratica. Poi ci sono stati degli interventi tristissimi da parte di pochi individui di estrema destra e uno degli organizzatori ha voluto commentare secondo le sue idee, diametralmente opposte (ma non estreme). Non si può (e non si deve) generalizzare e ampliare le sue idee e renderle comuni a tutto il corteo. Quando si tratta di vivisezione non c’è destra o sinistra che tenga, la causa è quella. Poi loro possono pensarla come vogliono a livello politico, ma questo non deve interferire con la causa. Quindi il corteo rimane apolitico.