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Non posso nutrirmi con la sofferenza e con la morte di altre creature.

Traduzione di una lettera di Edgar Kupfer- Koberwitz che nel campo di concentramento di Dachau passò tra crudeltà di ogni genere, mentre la morte ghermiva i prigionieri del campo giorno dopo giorno.

Caro amico,

mi chiedi perché non mangio carne e ti domandi per quale ragione mi comporto così. Forse pensi che ho fatto un voto o una penitenza che mi priva di tutti i piaceri gloriosi del mangiar carne. Pensi a bistecche gustose, pesci saporiti, prosciutti profumati, salse e mille altre meraviglie che deliziano gli umani palati; certamente ricordi la delicatezza del pollo arrostito.

Vedi, io rifiuto tutti questi piaceri e tu pensi che solamente una penitenza, o un voto solenne, o un grande sacrificio possa indurmi a negare questo modo di godere la vita e che mi costringa ad una rinuncia.

Sei sorpreso, chiedi: – Ma perché e per quale motivo?

Te lo chiedi con intensa curiosità e pensi di poter indovinare la risposta.