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Dalla loro parte

La storia di Batman, il cane vittima di maltrattamenti salvato per miracolo

Maltrattare gli animali è reato, forse qualcuno non lo sa, infatti ogni giorno si sentono notizie terribili di casi di maltrattamento che avvengono non solo al sud Italia o al centro ma anche al nord, che di solito viene considerato il posto migliore per far adottare i cuccioli. Il caso gravissimo che vogliamo segnalarvi è avvenuto a Milano qualche giorno fa e vogliamo condividerlo nella speranza che venga eseguita una pena esemplare per l’autore che ha commesso questa cattiveria.

Salvo per miracolo

Batman, ribattezzato con questo nome dopo la triste disavventura, è un cucciolo di cane salvatosi miracolosamente, grazie alle cure veterinarie dell’Ospedale Veterinario San Francesco, artefice della salvezza che ha accolto, denunciato, si è adoperato in ogni modo e sta curando gratuitamente il cucciolo, che purtroppo ha perso entrambe le dita delle zampe posteriori.

La sua storia, raccontata da Marina, la persona che ha ottenuto Batman in custodia è triste, piena di dolore e di speranze, ma serve a farci capire ancora una volta quanto sia importante lottare per la vita, lottare per la giustizia e per gli animali.

Certe notizie dovrebbero apparire in prima pagina su tutti i giornali, far discutere, come i crimini tra uomini, la guerra e la violenza in generale invece spesso restano all’oscuro. Possiamo solo augurarci che gli autori di questa atrocità abbiano la massima pena.

Batman ora si trova protetto e amato presso La casetta dei sette nani, una azienda agricola che è anche una struttura per animali domestici.

Ma leggiamo la sua storia e condividiamo affinchè non succedano mai più fatti così ignobili.

LA TRISTE STORIA DI BATMAN 

Ci troviamo nella CIVILISSIMA MILANO

Ora ti racconto ciò che so della tua storia. Una piccola parte, perché ciò che sai tu non puoi dirmelo, a urlare per te sono le orrende piaghe che devastano il tuo corpo scheletrico…
Non si sa perché ti hanno portato in clinica, hanno detto che puzzavi, ma il motivo vero probabilmente non lo sapremo mai, forse un vicino che ha intimato di rimuovere il materiale in cantina che emanava quell’odore insopportabile.
Sì, il materiale, perché come un oggetto ti hanno impacchettato legandoti per bene zampe e muso, non dovevi muoverti, non dovevi fare rumore, e ti hanno buttato via, dimenticandosi di te.
Lasciato per chissà quanto senza cibo né acqua coi legacci che ad ogni spasmodico movimento penetravano sempre più in profondità nella carne aprendola, immerso nei tuoi escrementi, al buio, solo, lasciato a morire, perché questo era il destino che avevano scelto per te, una morte lenta, preceduta da un’agonia atroce.
Poi inspiegabilmente i tuoi aguzzini ti hanno portato in clinica, probabilmente spinti o minacciati perché puzzavi…
Forse hanno sottovalutato le conseguenze della loro azione, perché non credo assolutamente che si sia trattato di un rigurgito di pietas nei tuoi confronti.
Sei arrivato in clinica la sera di lunedì in condizioni talmente raccapriccianti che i veterinari stentavano a credere ai loro occhi, sul muso un sottile doppio giro di
pelo bianco a significare una vecchia legatura penetrata nella carne, guarita da tempo. Non dovevi abbaiare…
Gli arti posteriori erano un’unica piaga aperta, con un avanzato processo di necrosi in corso. Effettivamente puzzavi, povero angelo, ti stavi letteralmente decomponendo a causa della gravissima infezione in corso. Ti hanno dovuto immergere in una vasca per lavare le estese lesioni coperte dagli escrementi in cui ti avevano legato a macerare e mentre ti pulivano, nonostante la delicatezza impiegata, ai veterinari rimanevano in mano brandelli della tua carne, che si staccava, ormai necrotica, dal tessuto sottostante.
Ti hanno ricoverato, stavi malissimo, avevi la febbre, un dolore insopportabile e ciononostante scodinzolavi a chi ti stava accudendo.
In Pronto Soccorso tanto dolore, lacrime e rabbia. Il veterinario che ti ha accolto, dopo averti prestato le prime cure, ricoverato, accarezzato, sussurrato all’orecchio dolci parole rassicuranti ha fatto ciò che andava fatto.
Ha contattato le autorità per denunciare il maltrattamento. Nessuno è uscito, nessuno ha risposto come si dovrebbe. “Ridate il cane ai legittimi proprietari”, questo è stato, nell’immediato, il contributo istituzionale.
Così il giorno dopo sei dovuto rientrare a casa, dai tuoi aguzzini. Per essere sicuri che tornassero in clinica per le medicazioni la promessa di cure veterinarie gratuite.
Mercoledì, ignara di tutto, sono capitata lì. Mi è stata riferita la tua storia. Subito la decisione di salvarti da quelle immonde belve, via, via in ogni modo, ad ogni costo…
Sei disponibile? Certamente!
ARRIVA LA CAVALLERIA!!! Il giorno dopo arrivano per sequestrarti il Nucleo Tutela Animali e due veterinarie ASL e i nostri carissimi amici dottori, gli angeli che ti hanno salvato, si fanno in quattro per convincerli che sei troppo grave per entrare nel Canile Sanitario, hai bisogno di un monitoraggio continuo, medicazioni quotidiane, cure molto personalizzate… Così, poiché a volte i miracoli avvengono, le dottoresse della ASL e gli ufficiali del Nucleo Tutela Animali concordano che è meglio per te venire a casa con me e mi nominano tuo custode giudiziario.
Strana questa cosa, non sono il tuo tutore, ma il tuo custode giudiziario, perché in giurisprudenza un animale viene equiparato a un oggetto…
Vabbè , la cosa importante è che tu sia a casa, amato, accudito, coccolato.
Non mangi, il tuo stomaco è talmente provato dal lungo digiuno che inizialmente non riesci a mangiare, poi, pian pianino ce la fai e in tre giorni prendi un chilo. Ne devi mettere su una decina, ma è un buon inizio.
Lo so Batman, ci giro intorno ma non ci arrivo, ma come faccio a spiegarti che è stato necessario amputare le dita di entrambe le tue zampe posteriori?
Come posso dare un senso al tuo dolore, alle tue ferite, al tuo tradimento? Come faccio a spiegarti perché le persone che credevi amiche, quelle che dovevano prendersi cura di te, un cucciolo bellissimo e gioioso, invece di amarti, nutrirti, coccolarti, farti crescere nella loro famiglia ti hanno buttato via?
Nel momento in cui hanno deciso di non volerti più non hanno sprecato un briciolo del loro tempo a cercare una famiglia che ti potesse accogliere amorevolmente, non gliene fregava niente, non avevano tempo da perdere per te, quindi ti hanno archiviato, mentalmente e fisicamente, sperando che ti togliessi di torno.
Ma la tua voglia di sopravvivere, di assaporare ciò che il futuro potrà riservarti ha prevalso.
Hai vinto.
La vita ha vinto.
Ora io chiedo a tutti voi di aiutarmi a far viaggiare la storia di Batman, che si chiamava Booky, sulle ali del web. Condividete, amici, condividete, facciamo arrivare ovunque il suo nome. Facciamo sollevare insieme immense onde di sdegno. Nei confronti degli aguzzini di Batman è in corso un procedimento penale e quando il giudice deciderà la pena la storia di Batman dovrà essergli già familiare, brividi d’indignazione dovranno avere già solcato la sua schiena e dovrà, giustamente, decidere severamente.
Chi gli ha fatto questo dovrà pagare. Perché non ha rispetto per la vita e nemmeno per il dolore e la morte, perché non ha empatia, perché domani potrebbe applicare la stessa medesima crudeltà a un bambino, un anziano, un disabile. Perché è semplicemente giusto che paghi.
E che Batman abbia quella giustizia che non gli ridarà indietro le sue zampe né la sua infanzia rubata, ma che in definitiva potrà restituire un significato accettabile alla sua triste e dolorosa storia.

Noi di Amami abbracciamo Batman con il cuore!

Per sapere gli aggiornamenti su Batman segui La casetta dei sette nani.

 

 

 

By antonella tomassini

sono vegan e son contenta

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