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Omeopatia nel cane.

I rimedi omeopatici possono essere impiegati nei casi di emergenza; questo non deve però incoraggiare il “fai da te” che spesso si dimostra essere più pericoloso che utile.

I rimedi omeopatici devono essere usati per un primissimo intervento nelle malattie di tipo acuto in modo da ridurre i rischi successivi in attesa del veterinario al quale spetta sempre la scelta della terapia.

Cos’è l’omeopatia
La terapia omeopatica si basa sulla legge dei simili e sull’uso di sostanze terapeutiche altamente diluite e dinamizzate; è efficace in molte patologie di tipo cronico, mentre nelle patologie di tipo acuto non permette di verificare e comprendere pienamente le potenzialità di queste medicine.
Solo un veterinario esperto di omeopatia può curare un paziente con  patologia cronica, perché l’omeopatia richiede preparazione ed esperienza.
Essendo una  medicina di tipo olistico cura l’individuo nel suo complesso, tenendo conto di tutti i suoi disturbi e delle sue caratteristiche individuali, e non serve solo ad eliminare uno o pochi sintomi come accade per i farmaci impiegati nella medicina tradizionale.

Il primo principio dell’omeopatia sancisce che “similia similibus curentur” (il simile cura il proprio simile) e questo era già nota ai tempi di Ippocrate, il quale aveva individuato 2 sistemi con cui si poteva affrontare la malattia: la via dei simili e dei contrari.
Su quest’ultima via si basa tutta la farmacologia moderna, per cui a ciascun sintomo corrisponde un farmaco “anti”: antiinfiammatori contro le infezioni, antipiretici contro la febbre ecc.
Questo tipo di farmaco  annulla con il suo effetto antagonista il sintomo, ma non tiene conto della complessità dell’individuo; si usa, infatti, un solo tipo di farmaco ogni volta che lo stesso sintomo si presenta in individui diversi.
L’omeopatia, invece, cura l’individuo nel contesto dei suoi sintomi peculiari e caratteristici, scegliendo per ognuno un farmaco diverso, idoneo a provocare in lui una risposta effettiva globale.
È stato osservato che ogni sostanza produce in soggetti sani un insieme di sintomi caratteristici; la stessa sostanza, somministrata a soggetti malati che presentano quell’insieme di sintomi, porta a guarigione.
Questa sostanza è il simillimum che, essendo il più possibile simile al quadro patologico, è in grado di provocare una reazione guaritrice da parte dell’organismo.

Diluizioni e dinamizzazione
Il secondo principio dell’omeopatia si basa sul fatto che qualsiasi sostanza usata per la cura deve essere sottoposto a diluizione, processo che ne potenzia l’azione e ne annulla gli eventuali effetti dannosi; questo fa sì che possano essere usate sostanze che sarebbero, altrimenti, altamente tossiche (es. Arsenicum, Mercurius, Belladonna).
La diluizione potrà anche essere spinta al punto che, nella soluzione finale, non rimangano molecole della sostanza originale; questo si spiega con il fatto che l’acqua alla quale sia stata aggiunta una qualsiasi sostanza, se sottoposta ad una serie di scosse (succussione), non sarà più la stessa cosa di prima, in quanto subisce una serie di variazioni all’interno della sua struttura molecolare, che la rende diversa a seconda della sostanza aggiunta.
Non basta quindi diluire il principio attivo nell’acqua, ma bisogna anche sottoporre la soluzione ottenuta ad una serie di scosse (dinamizzazione), in modo che aumenti la sua energia cinetica; questo spiega perchè il rimedio omeopatico agisce sull’individuo malato ad un livello più sottile (energetico) di quello biochimico (come invece fanno i farmaci tradizionali).

La scelta del rimedio
Solo un medico omeopata può prescrivere il giusto rimedio omeopatico, soprattutto se si tratta di patologie croniche e complesse.

I rimedi si possono trovare in commercio in diverse forme farmaceutiche:

  • granuli: sferette di lattosio impregnate del principio attivo diluito e dinamizzato, contenute in tubi multidose; di solito si trovano sotto questa forma le basse diluizioni (4,5,15,30 CH dove CH= unità di misura della diluizione centesimale hahnemanniana)
  • globuli: sfere più piccole dei granuli ma con le stesse caratteristiche; si trovano in tubi monodose nelle diluizioni dalla 30 CH in su
  • gocce orali: sono costituite dal rimedio diluito in veicolo alcolico che ne permette la maggior durata nel tempo; prima dell’assunzione conviene sempre diluire la dose consigliata in poca acqua
  • tinture madri (TM): sono tinture alcoliche ottenute con un processo particolare da piante o animali; sono definite “madri” perchè sono il punto di partenza da cui si ottengono, attraverso diluizioni progressive, i rimedi omeopatici (es. Calendula 1 CH significa che il rimedio è alla prima diluizione centesimale hahnemanniana, ottenuta aggiungendo ad una parte della sua tintura madre 99 parti di un veicolo liquido o solido; il tutto viene poi violentemente scosso per 100 volte).
    Nella pratica veterinaria la forma liquida dei rimedi (gocce e tinture madri) rimane la migliore, poiché già pronta all’uso e quindi idonea in caso di emergenza.
    Grani e globuli possono comunque essere somministrati previa dissoluzione in acqua (meglio non somministrarli tal quali perchè possono essere facilmente sputati); basta scioglierli in una tazzina da caffè insieme ad 1-2 ml di acqua e poi aspirare il tutto con una siringa, togliere l’ago, e somministrare il contenuto sotto la lingua.
    L’assorbimento della forma liquida è immediato. 

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