Dal sito Corriere.it traggo una lettera di timida protesta, scritta alla rubrica di Beppe Severgnini .
Caro Beppe, ti scrivo di un argomento che non avrei mai sognato di trattare ma gli avvenimenti richiedo presa di coscienza su quanto si verifica intorno a noi. Vivo, ancora per poco, in appartamento in città. Sono circondata da signore e signori con animali in casa. Sono animalista convinta, e proprio per questo non credo che tenere in appartamenti senza giardino animali di taglia medio-grande sia opportuno. In passato mi è capitato di segnalare ai rispettivi padroni di cani rinchiusi in bagno per tutto il giorno, che abbaiavano a sfinimento fino a sera (rientro di anima viva). Tutto il palazzo era disturbato dallo straziante lamento, ma personalmente più del rumore sentivo disagio, non riuscivo a non pensare a quel cane privato di libertà. Ho segnalato ai diretti interessati, pena accuse di scarso amore per gli animali. Vedo le signore con il cane e colli di visone che non rappresentano esattamente un modello di coerenza e amorevole cura verso gli amici. Vado all’episodio che mi spinge a scrivere: un gatto è saltato dal quarto piano ed è morto sulla vetrata sopra al portone. Tutti passano dal portone, immagino anche il padrone dello sventurato gatto, ma dopo qualche giorno di spettacolo improponibile, io ho dovuto avvisare per dare degna sepoltura all’animale cittadino destinato ad una vita anomala e ad una morte oscena … La cura per chi vive con noi dovrebbe essere il primo pensiero. Cari saluti,
Maria Paola Barlozzini