Lui era l’ultimo della cucciolata, di un antico allevamento noto in tutta Europa: prìncipi canini dalle ciocche scintillanti e musetti a prova dei severisssimi standard, eppure lui non andava bene. Non era nei target di valutazione, così piccolo e timido, tanto da rimanere sempre dietro ai fratellini quando la pappa veniva data.
Il gestore dell’allevamento, per quanto ligio ai suoi doveri nelle cure dei suoi cagnolini, aveva deciso che per quel piccolo la scelta migliore sarebbe stata una piccola famiglia, che potesse dargli la sicurezza che la veemenza dei suoi più nerboruti fratellini gli avrebbe fatto mancare!
L’occasione capitò quando ancora era troppo presto per un’adozione; ma l’uomo non voleva che crescesse spaventato, più di quanto quel mondo gigantesco potesse impaurirlo, piccolo batuffolo di due chili appena.
Era una notte d’inverno, l’aria pungeva sul viso come tante caramelline frizzanti.
Arrivò presso l’abitazione dell’allevatore una donna, che aveva come unico scopo il desiderio di sollevare la figlia fragile che aveva appena perso il papà, e sapeva che solo un batuffolo di pelo poteva fare un piccolo miracolo: riconosceva negli amici animali virtù che negli uomini troppo spesso mancavano.
Non importava se lui era quello scartato, se anche “nel paradiso dei cani di razza” esistessero cucciolini che non graditi, anzi, proprio per questo, allora, lui era quello giusto.
Il più piccolo e spaventato avrebbe trovato ristoro nelle esili braccia della ragazzina triste e quest’ultima avrebbe trovato il sorriso nello scintillio negli occhi di lui.
E non ci fu errore.
Tra il cucciolo e la ragazza fu amore a prima vista, qualcosa che solo la sintonia delle stelle poteva pareggiare: lui capiva lei come nessuno al mondo, nessun umano era in grado di fare, lei lo coccolava e curava come il più prezioso dei tesori, anche se, la paura del piccolo, verso quel gigantesco e terrificante mondo, non svanì mai.
Quindici anni di amore puro, perfetto, innocente.
Poi quell’adorabile batuffolo di pelo color del biscotto fu richiesto dagli angeli, qualcuno forse aveva più bisogno di lui.
La ragazza non resse il colpo: pensò che il mondo crollasse tragicamente e nulla potesse più continuare senza di lui; pregò infinitamente per avere un suo segno, non le importava di stare bene, la sua unica preoccupazione era sapere che il suo piccolo “eroe”, così lo chiamava, fosse davvero giunto sul ponte dell’arcobaleno e che stesse bene.
Passò settimane divorata dal dolore. Ma gli angeli, infine, risposero alle sue dolci preghiere, forse perchè vollero premiare tanto amore che pochi potevano pareggiare: nel posto più inaspettato quando il cielo era talmente terso che nemmeno lontanamente lasciava presagire una goccia di pioggia, ecco scatenarsi il peggiore dei temporali. E pochi attimi dopo, senza che ci fosse stata nemmeno la possibilità di ricongiungere la volta, ecco che un perfetto arcobaleno apparve davanti ai suoi occhi bagnati ancora una volta di lacrime. Il suo piccolo era venuto a dirle che era arrivato al suo ponte.
Lui, il più piccolo, il più fragile e comunque amato, aveva avuto la forza di far vedere alla sua padroncina dove fosse, proprio quando lei stava crollando, quando le lacrime la stavano sommergendo dal dolore, ancora una volta il suo piccolo amico era stato lì per lei…ed ora era certa, non l’avrebbe più lasciata.