Tutto quanto c’è da sapere sulla nuova direttiva europea che regolamenta la vivisezione (versione rielaborata da Amami).
Introduzione
A settembre 2010 quasi certamente è stata approvata la versione finale della nuova direttiva europea sulla vivisezione, che ha sostituito quella attuale che risale al 1986.
Data la complessità della materia, e la lunga storia di questa “battaglia” tra la lobby dei vivisettori e le associazioni antivivisezionista, durata circa 4 anni, vorremmo spiegare come sono andate le cose, le alterne vicende di questa lotta, e alcuni risultati positivi ottenuti. Certo, non positivi come noi vorremmo, sono piccole cose rispetto a quanto vorremmo noi. Non c’è davvero da rallegrarsi, anzi, c’è da rimanere amaramente delusi da quanto la lobby dei vivisettori sia più forte di noi e da come gli eurodeputati diano vergognosamente retta più a loro che agli antivivisezionisti, ma per lo meno rispetto alla direttiva attuale dei passi avanti sono stati fatti, non certo passi indietro.
Fin dal 2006, le associazioni che si sono preoccupate di fare lobby a livello europeo per ottenere una legislazione migliore dell’attuale (seppure in un contesto in cui la sperimentazione su animali esiste e continuerà a esistere per chissà quanti decenni), associazioni con le quali nel nostro piccolo abbiamo collaborato come AgireOra Network, sono state Animal Defenders International e la Fondazione Dr. Hadwen.
Noi certamente non abbiamo le risorse e la possibilità di organizzare un’intensa azione di lobby a Bruxelles per contrastare i vivisettori, ma abbiamo divulgato in Italia le iniziative di queste associazioni, serie e capaci, in modo da sostenerle, perché per “portare a casa” qualcosa per gli animali era molto importante il sostegno del pubblico dei singoli stati membri. E grazie alla partecipazione di tanti di voi, è stato utile!
1 – In ordine cronologico
Occorre innanzitutto sapere che l’approvazione della direttiva è passata attraverso i vari organismi dell’UE: prima la Commissione, poi le commissioni del Parlamento Europeo, poi il Parlamento Europeo in sessione plenaria, poi il Consiglio dei Ministri, e infine dovrà passare di nuovo al Parlamento in plenaria.
In ciascuno di questi passi la direttiva ha subito peggioramenti o miglioramenti.
Gennaio 2007
Si parte con una petizione del Dr. Hadwen Trust che si concentra sui metodi alternativi. In un anno e mezzo circa, vengono raccolte circa 150.000 firme, di cui il 18% dall’Italia. Le associazioni antivivisezioniste fanno lobby sulla Commissione per ottenere una prima versione della direttiva che contenga dei punti positivi per salvare animali.
Novembre 2008
La Commissione rilascia una prima bozza di direttiva, che è abbastanza positiva, ed è certamente migliore di quello che si riesce alla fine a ottenere.
Febbraio 2009
Il passo successivo consiste nella discussione della bozza della Commissione al Parlamento Europeo, non in seduta plenaria, ma nelle 3 commissioni Ambiente, Industria e Agricoltura. Per questo motivo nel febbraio 2009 si fa pressione via mail, da tutte le nazioni europee, scrivendo a tutti i parlamentari.
3 marzo 2009
A inizio marzo, si fa pressione via mail sui membri delle commissioni che esamineranno la direttiva.
13 marzo 2009
Il voto all’interno delle 3 commissioni va MALISSIMO, a causa dell’accanitissima azione di lobby portata avanti dai vivisettori. La direttiva peggiora davvero di molto.
18 marzo 2009
A questo punto collaboriamo con ADI per il lancio in Italia della campagna Salviamo i Primati, mettendo a disposizione delle cartoline che ciascuno può stampare e inviare a Bruxelles, e poi rinnovando la pressione via mail, con le stesse richieste inviate a inizio marzo e in più la protesta per il camportamento vergognoso tenuto dagli eurodeputati fattisi influenzare dalla lobby vivisettoria.
Ovviamente era questo il momento in cui protestare, fare pressione, rinnovare le nostri richieste per sostenere l’azione informativa degli attivisti antivivisezionisti a Bruxelles, e infatti così facendo diversi emendamente peggiorativi sono stati ritrattati.
Aprile 2009
Anche il Dr. Hadwen Trust aumenta la pressione, e in accoppiata all’azione di lobby fatta attraverso i suoi scienziati a Bruxelles, lancia un’altra petizione popolare, in forma di “manifestazione virtuale”, chiamata “Rendiamo la sperimentazione animale storia passata”. Come AgireOra la divulghiamo in Italia, raccogliendo migliaia di adesioni.
Maggio 2009
A maggio c’è la votazione della direttiva al Parlamento Europeo non più nelle singole commissioni, ma in plenaria. La situazione migliora un po’, certamente grazie all’azione antivivisezionista svolta nelle settimane precedenti.
1 settembre 2009
Il passo successivo è l’esame della direttiva da parte del Consiglio, per questo l’azione di lobby antivivisezionista si concentra sui ministri delle singole nazioni. In Italia, divulghiamo una nuova petizione di ADI.
11 settembre 2009
Organizziamo in Italia, assieme ad ADI la conferenza stampa per la campagna “Salviamo i primati”, che rende note le richieste della petizione di cui sopra.
Inoltre, stampiamo oltre 7.000 cartoline da mandare a Bruxelles, che vengono esaurite in poche settimane e vanno a inondare le scrivanie dei rappresentanti italiani al Consiglio UE.
Questo è utile agli attivisti antivivisezionisti che fanno lobby sul posto, i quali si incontrano coi rappresentanti del Consiglio e con la Presidenza (in quel momento è di turno la Svezia, che ha un atteggiamento positivo verso la protezione degli animali e la diffusione dei metodi alternativi, e questo è MOLTO importante).
7 dicembre 2009
In questa data vi è una riunione tra la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, e il Consiglio dei Ministri.
Le notizie che ne escono non sono buone: l’obbligo di una autorizzazione completa per tutti gli esperimenti su animali, che dovrebbe essere uno dei capisaldi della nuova direttiva, è stato indebolito, e anche l’obbligo di applicazione dei metodi alternativi è stato limitato, richiedendo agli sperimentatori di usare le alternative “approvate dalla legislazione Comunitaria”, il che significa che non vi sarà obbligo di utilizzo di molti metodi alternativi scientificamente soddisfacenti solo perché questi non sono passati lungo il complicato iter burocratico di approvazione dell’UE.
Inizio 2010
Nei primi mesi del 2010, l’azione di lobby antivivisezionista si intensifica molto, con contatti coi consulenti del Consiglio dei Ministri e con la Presidenza svedese. Grazie a questo, i peggiori emendamenti votati dal Parlamento del maggio 2009 vengono eliminati.
Maggio 2010
A questo punto la versione finale della direttiva viene pubblicata:
http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/10/st06/st06106.it10.pdf
Questa verrà votata a settembre dal Parlamento Europeo in sessione plenaria.
La lobby pro-vivisezione non dovrebbe quindi avere più spazio per fare la sua opera distruttrice, i cui risultati in parte sono rimasti nella direttiva, ma che in parte sono stati invece risolti dall’azione antivivisezionista.
Dopo il voto del Parlamento, dunque, la battaglia si sposterà nei singoli Stati Membri.
2- Confronto tra la vecchie e la nuova direttiva: le novità positive
Dove è “migliore” la direttiva vecchia
In un punto solo, cioè sulla questione animali randagi, la direttiva vecchia è migliore, perché pone un divieto totale di uso, mentre quella nuova pone lo stesso divieto ma prevede una deroga per “casi eccezionali” e documentabili. Sarà necessario, in sede di implementazione nazionale, far sì che questa deroga non sia prevista.
Questione delle norme più rigorose a livello nazionale
La direttiva vecchia è più esplicita nell’affermare che a livello nazionale si possono implementare misure più rigide per la protezione degli animali. Essa afferma:
La presente direttiva non limita il diritto degli Stati membri di applicare, o di adottare, misure più rigide per la protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o per il controllo e la limitazione dell’uso degli animali in esperimenti.
In realtà, però, anche la nuova direttiva non afferma il contrario, anche perché non si potrebbe fare altrimenti.
Infatti all’art 2 la nuova direttiva afferma solo che:
Quando agisce conformemente al paragrafo 1, uno Stato membro non vieta o ostacola la fornitura o l’uso di animali allevati o tenuti in un altro Stato membro in conformità della presente direttiva, né vieta o ostacola l’immissione sul mercato di prodotti derivanti dall’uso di tali animali in conformità della presente direttiva.
Il che significa che non si può vietare l’importazioni di prodotti o animali vivi da uno stato membro che rispetta la direttiva europea. Ma non dice da nessuna parte che uno stato membro NON PUO’ applicare misure più restrittive sull’uso di animali nel suo territorio. Quindi, se non lo vieta, si può fare, anche perché una direttiva non può, per sua natura, imporre una restrizione di questo tipo.
Va detto comunque che le associazioni internazionali che finora si sono impegnate nella lobby antivivisezione per questa direttiva, stanno ancora facendo pressione affinché anche nella nuova direttiva si espliciti il “non divieto” di adottare misure più rigide. Questa è in ogni caso solo una questione formale, perché già nella formulazione attuale tale divieto non c’è.
Dove è migliore la nuova
Esiste invece una lunga serie di punti positivi della nuova direttiva rispetto alla vecchia, che sono importanti specie per quelle nazioni che non hanno una legislazione più restrittiva, ma che semplicemente implementano la vecchia direttiva. In Italia abbiamo già una situazione favorevole perché in diversi campi (ma non in tutti) si implementano già norme più restrittive, ma in tanti paesi questo non avviene, quindi la nuova direttiva porterà in questi paesi dei miglioramenti.
Anche per l’Italia, comunque, vi saranno miglioramenti, specie per la parte che riguarda il rilascio delle autorizzazioni.
Ecco una breve panoramica delle novità positive della direttiva che sta per essere approvata, in ordine sparso. Questi sono tutti aspetti che nella direttiva vecchia NON ESISTONO e vengono introdotti solo con la nuova.
– Autorizzazione obbligatoria e istituzione di comitati nazionali consultivi
Questo è un punto molto importante, su cui c’è stata molta lotta tra lobby pro-vivisezione e antivivisezionista. In un primo tempo ha vinto la lobby pro-vivisezione, e l’obbligo di autorizzazione era previsto solo per le procedure con sofferenza “grave”, mentre nella stesura finale l’obbligo è per TUTTE le procedure. Gli stati membri possono semplificare la procedura amministrativa SOLO per il caso di sofferenza “lieve” oppure per studi regolatori (cioè test di tossicità obbligatori per legge) purché non usino scimmie e non comportino sofferenza “grave”.
È da notare che ad oggi, né a livello europeo né a livello italiano esiste questo obbligo, e che quasi tutte le procedure sperimentali avvengono in regime di notifica, cioè lo sperimentatore notifica al Ministero della salute il fatto che inizierà una sperimentazione, ma non deve attendere nessuna autorizzazione, può procedere già subito all’esperimento.
Quindi questo nuovo obbligo è un miglioramento fondamentale, perché consente agli organi di controllo di NON dare l’autorizzazione quando ritengano che la sperimentazione non vada fatta, per vari motivi. C’è comunque un limite di tempo, cioè le risposte devono essere date entro 40 giorni, ma è anche obbligatoria l’istituzione di un comitato nazionale consultivo a tutela degli animali, che può vigilare anche sul rilascio delle autorizzazioni, e che avrà quindi la possibilità di intervento, in modo che l’obbligo di valutazione non sia bypassato dal Ministero, ma sia attuato davvero.
– Classificazione della sofferenza
È previsto, e prima non esisteva, l’obbligo di indicare sulla richiesta di autorizzazione il “livello di sofferenza”. Più alto è, maggiori sono gli obblighi per il rilascio dell’autorizzazione. I livelli sono: “lieve”, “non risveglio” (cioè l’animale viene anestetizzato, viene usato nell’esperimento, e poi ucciso prima che si risvegli; è una categoria a parte perché non c’è sofferenza fisica nell’esperimento, ma c’è l’uccisione dell’animale), “moderato”, “grave”.
L’aspetto che lascia l’amaro in bocca è che viene definito come “moderato” (nell’allegato apposito) un livello di sofferenza che è in realtà molto alto, mentre viene definito “grave” solo quello che è vera e propria tortura.
È anche molto amareggiante leggere tutta la lista di atrocità che si possono compiere sugli animali (allegato VIII), però non bisogna ingenuamente pensare che tutto questo sia concesso con la nuova direttiva e con la vecchia no. No, questo è sempre stato concesso, e anzi, con la vecchia direttiva tutto questo si può fare senza chiedere alcuna autorizzazione, ma solo inviando una “notifica” al Ministero della Salute!
Inoltre, va anche detto che è un bene che si esplicitino così le sofferenze cui gli animali sono sottoposti: almeno questo aprirà gli occhi a tante persone che dicono che “la vivisezione non esiste più”. Se non è vivisezione quella, cosa lo è?!
La direttiva nuova prevede inoltre il divieto di usare animali in una procedura che “causi dolore, sofferenza o angoscia intensi che potrebbero protrarsi e non possano essere alleviati”. Allo stesso tempo, però, ammette il livello di sofferenza “grave”, quindi per ogni singolo caso di questo genere bisognerà dare battaglia per sostenere che quel livello di sofferenza non sia “grave” ma sia tale da vietare l’esperimento.
– Valutazione restrospettiva
Per ogni progetto deve essere eseguita una valutazione dopo la fine del progetto che espliciti quanto questo sia risultato “utile”. Questo è non obbligatorio solo nel caso di progetti con sofferenza “lieve” o del tipo “non risveglio”.
– Pubblicazione delle informazioni sui progetti
Anche questa è una novità importante: per ogni progetto che usa animali deve essere reso pubblico il suo contenuto, senza ovviamente dati personali o riservati, ma deve esserci una descrizione del progetto, degli animali usati e tutte le revisioni successive (che mostrano se quel progetto ha raggiunto i risultati cercati o se è stato inutile). In questo modo ci sarà maggior possibilità di agire legalmente contro la realizzazione dei vari progetti.
– Valutazione costi/benefici
Ogni richiesta di autorizzazione deve obbligatoriamente prevedere una valutazione dei costi (in termini di sofferenza degli animali) rispetto ai benefici attesi per la salute umana o animale. Questo deve essere fatto a cura di persone NON responsabili del progetto, per mantenere una reale indipendenza.
– Forme fetali di mammiferi e cefalopodi
Sono stati inclusi anche questi nell’ambito della direttiva, perché a oggi non sono compresi nella protezione e quindi su di loro poteva essere fatta qualsiasi cosa.
I cefalopodi sono i molluschi marini come le seppie, i calamari e i polipi, che pur essendo animali a tutti gli effetti e quindi senzienti finora sono stati esclusi.
Le forme fetali di mammiferi sono state incluse perché molti esperimenti vengono fatti su animali in gravidanza che causano malformazioni al feto e che comportano la nascita di animali molto sofferenti.
– Didattica e indagini medico legali
Questi 2 campi sono stati inclusi nella direttiva, prima non lo erano, il che significa che per esempio nella didattica non esisteva alcuna norma a livello europeo, quindi in tutti gli stati in cui non è stata inserita una norma apposita, si possono usare animali nell’insegnamento pre e post laurea senza alcuna regola, senza dover chiedere permessi o mandare notifiche agli organi di controllo.
La legge italiana norma già la didattica (anche se molto male, perché lascia scappatoie nell’applicazione), ma altre leggi nazionali no. Ora ci sarà l’obbligo di normare anche questo aspetto, non lasciare il completo far-west che vige oggi.
– Scimmie antropomorfe
È stato inserito il divieto di uso di scimmie antropomorfe (non TUTTE le scimmie, solo gorilla, scimpanzé, bonobo, gibboni, orangutan) tranne in casi eccezionali. Questo è utile perché per alcuni esperimenti i vivisettori sostengono che solo queste specie (scimpanzé, in particolare) possono essere usate, e se vi è un divieto, di fatto questi esperimenti non si faranno più.
– Ispezioni
Anche qui alcune novità. Nelle vecchia direttiva non si prevedeva alcun obbligo sulle ispezioni in stabilimenti che utilizzano o allevano animali. Nella nuova sono previste ispezioni obbligatorie e a sorpresa, per almeno 1/3 degli stabilimenti utilizzatori deve esserci un’ispezione annuale, e per tutti quelli che usano scimmie l’ispezione è obbligatoria (ad oggi le ispezione non vengono fatte praticamente mai). Inoltre l’UE ha facoltà di controllare chi esegue le ispezioni per vigilare sul suo lavoro.
– Reinserimento degli animali che non saranno più usati in esperimenti
Esiste un articolo che parla esplicitamente di questo aspetto (nella vecchia direttiva esisteva solo mezza frase) e che obbliga, per tutte quelle specie in cui il reinserimento è consentito, che gli stabilimenti di allevamento e utilizzatori offrano la possibilità agli animali di socializzare.
– Metodi alternativi
Seppure non siano stati ottenuti in questo settore i risultati che si speravano, ci sono comunque novità positive nella nuova direttiva.
Viene istituito il “laboratorio di riferimento dell’Unione” per lo sviluppo e la convalida di metodi alternativi senza animali.
Inoltre, questi metodi alternativi vanno sviluppati anche per il campo della ricerca di base, non solo per i test regolatori come avviene adesso.
Gli stati membri devono individuare dei laboratori nazionali che portino avanti studi di convalida e che siano coordinati dal laboratorio dell’Unione.
La direttiva dice esplicitamente che “gli Stati membri assicurano che una procedura non venga eseguita qualora la legislazione dell’Unione riconosca altri metodi o strategie di sperimentazione per ottenere il risultato ricercato che non prevedano l’impiego di animali vivi” (art 13). Questo è di fatto un obbligo di uso dei metodi alternativi, anche se limitato dal fatto che questi debbano essere metodi “riconosciuti”, quindi non è abbastanza, ma è meglio di adesso.
3 – Quello che si voleva ottenere e non è stato ottenuto
Abbiamo visto sopra le cose positive ottenute.
Quello che invece si voleva ottenere e non è stato ottenuto nonostante l’enorme ed encomiabile lavoro delle associazioni internazionali che hanno fatto lobby antivivisezionista a Bruxelles è qui elencato:
- Limiti restrittivi sul riuso degli animali in esperimenti successivi. Questo non è stato ottenuto, rimane la situazione attuale, in cui il riuso di animali in più esperimenti è ammesso, con l’unico vincolo di non usarli più di una volta nelle procedure che “comportano intenso dolore, angoscia o sofferenza equivalente.”
- Restrizioni sugli esperimenti sulle scimmie, per evitare il loro utilizzo in “esperimenti non essenziali che non riguardano situazioni di vita o di morte di condizioni debilitanti per gli esseri umani”. Questo non è stato ottenuto. Di fatto, le scimmie non antropomorfe si possono ancora usare, e anche per il divieto della loro cattura in natura si dovranno aspettare molti anni.
- Divieto per didattica, indagini medico-legali. Anche questi divieti non sono stati ottenuti, ma per lo meno didattica e medicina legale sono state incluse nella direttiva, prima non lo erano e quindi gli animali potevano essere usati in quei campi senza alcuna restrizione o autorizzazione, a livello europeo.
- Divieto di eseguire esperimenti che provocano sofferenze gravi. Non è stato ottenuto, ma solo il divieto su ogni procedura che “causi dolore, sofferenza o angoscia intensi che potrebbero protrarsi e non possano essere alleviati”.
- Metodi alternativi. Alcuni passi avanti sono stati fatti, come sopra spiegato, ma quello che si voleva era un obbligo a usare qualsiasi metodi alternativo esistente, mentre la direttiva limita questo ai casi delle metodologia altermative “approvate dalla legislazione Comunitaria”, il che significa che non vi sarà obbligo di utilizzo di molti metodi alternativi scientificamente soddisfacenti solo perché questi non sono passati lungo il complicato iter burocratico di approvazione dell’UE.
Conclusioni
Come già detto nell’introduzione, a causa della disparità di forze tra l’industria della vivisezione e gli attivisti antivivisezionisti, l’obiettivo finale, il solo che vogliamo, dell’abolizione della vivisezione è ancora lontanissimo, ed è molto difficile anche ottenere dei passi avanti per far uccidere meno animali.
Nonostante questo, grazie all’impegno serio e costruttivo di alcune associazioni, e al sostengo di tantissime persone in tutta Europa, è stato possibile porre un freno ai danni che stavano facendo i vivisettori e alla loro influenza sugli eurodeputati, ottenend a livello europeo qualcosa di positivo, dei piccoli passi nella direzione giusta, anche se rimane molto deludente che siamo ancora così lontani dagli obiettivi anche minimi che vorremmo.