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Dalla loro parte No alla vivisezione

Green Hill, la storia: dalle proteste al sequestro.

Green Hill, storia di una battaglia (quasi) vinta

Dalla denuncia di «Striscia» al sequestro della Forestale

(Ansa) MONTICHIARI (Brescia) – Più di 2500 beagle condannati a morte, chiusi in cinque capannoni da sempre considerati impenetrabili. Per anni abbiamo ricevuto segnalazioni da una moltitudine di animalisti e associazioni, ma anche da tantissimi semplici cittadini indignati dal fatto che un simile orrore potesse trovare luogo proprio in Italia. In provincia di Brescia, a Montichiari. Abbiamo studiato ogni minimo particolare della triste realtà di Green Hill e quando, nell’ottobre scorso, siamo venuti in possesso delle uniche immagini allora esistenti girate all’interno dell’allevamento, abbiamo capito che ce l’avremmo potuta fare. Che i cancelli di Green Hill avrebbero potuto chiudersi per sempre. Quelle immagini raccontavano più di qualsiasi altra cosa l’esistenza orribile a cui erano condannati questi poveri beagle, colpevoli soltanto – se così si può dire – di essere nati a Green Hill e non da un’altra parte.

Stoppa racconta la battaglia

SDEGNO – Fino a quel momento si era però parlato poco di Green Hill, e comunque sempre limitatamente agli ambienti animalisti più attivi; abbiamo quindi deciso di rendere noto a tutti gli italiani quello che da anni accadeva a Montichiari. Trasmesso in esclusiva su Striscia la Notizia, il filmato ha sdegnato l’opinione pubblica e da quel momento è stato un aumento esponenziale di manifestazioni, presidi, sit-it, in Italia e nel mondo intero. Una voce unanime che, di fondo, esprimeva sempre la stessa idea: «Green Hill chiuderà». Abbiamo iniziato a crederci veramente quando, dopo i vari servizi con cui Striscia la Notizia ha messo in evidenza una serie di criticità all’interno dell’allevamento, sono iniziati i controlli, le ispezioni e le perquisizioni finalizzate ad appurare la regolarità o meno di Green Hill.

(Ansa/Venezia) SEQUESTRO – Ma tutto, anche quella volta, finì in una bolla di sapone. Con una Asl che per anni non ha mai riscontrato alcuna anomalia, anche quando vi erano decine di animali mai registrati o a mancare erano i registri di carico e scarico degli animali. «Tutto regolare» l’esito, ogni volta, dei loro controlli. E con un sindaco, quello di Montichiari, che ha sempre sostenuto che gli animali vivessero in condizioni di benessere, arrivando addirittura a definire Green Hill una «pensione per cani». Ora tutta la struttura è stata sequestrata con un provvedimento cautelare della Procura della Repubblica di Brescia operato da diverse decine di agenti del Corpo Forestale dello Stato, tra cui gli esperti del Nirda, nucleo specializzato in maltrattamento di animali. Infatti il reato ipotizzato e per cui l’Autorità Giudiziaria sta procedendo, è proprio questo. Quello che Striscia la Notizia aveva sostenuto fin dall’inizio: che i cagnolini, a Green Hill non stessero poi così bene. I cancelli dell’allevamento si sono finalmente chiusi e ora non resta che attendere che si riaprano per l’ultima volta, quando ad uscire sarà un esercito di beagle che potranno finalmente vedere per la prima volta la luce del sole.

Edoardo Stoppa e Daniele Pizzi

Fonte: brescia.corriere.it

One reply on “Green Hill, la storia: dalle proteste al sequestro.”

Beh, strana ricostruzione dei fatti quella di Stoppa. La campagna contro Green Hill non è affatto nata con lui, ma nel 2010. E se il Coordinamento Fermare Green Hill non avesse portato migliaia di persone a Montichiari (aprile, maggio, novembre 2010, e di nuovo nel 2011 e il 30 giugno scorso), e a Roma (10,000 persone nel settembre del 2010), se non avessero occupato il tetto del capannone no. 1, se non avessero lottato giorno dopo giorno, dubito fortemente che si sarebbe arrivati a questo punto.

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