Gli enormi progressi fatti dalla medicina veterinaria in questi ultimi anni nell’ambito sia della prevenzione che della terapia di molte patologie del cane, hanno fatto sì che l’aspettativa di vita di questa specie animale sia notevolmente aumentata.
Di conseguenza, la popolazione canina è ormai costituita da un elevato numero di soggetti cosiddetti “anziani” o “senior” (oltre i 7-10 anni).
Tutto ciò ha comportato anche la diffusione di una serie di malattie legate alla “terza età”. Fra queste, una patologia che merita attenzione anche perché non sempre di facile diagnosi, è la disfunzione cognitiva del cane anziano.
L’invecchiamento nel cane, come nell’uomo, si accompagna a un multiforme e progressivo declino generalizzato delle funzioni biologiche. Il declino delle funzioni cerebrali fa parte del normale processo di invecchiamento ed è caratterizzato da un deficit delle capacità di apprendimento, da una diminuzione della percezione e della memoria e da risposte comportamentali normali ma rallentate. La disfunzione cognitiva, a differenza del normale processo di invecchiamento, è una vera e propria patologia simile alla malattia di Alzheimer riscontrata nell’uomo, che si caratterizza per diversi sintomi che possono presentarsi contemporaneamente ma anche singolarmente.
Tra questi si individuano:
· difficoltà a riconoscere luoghi o persone note
· alterazioni del ciclo sonno-veglia
· perdita della corretta abitudine a sporcare in luoghi adatti
· manifestazioni aggressive, disorientamento, ecc.
Questi sintomi vengono spesso considerati dal proprietario come inevitabili conseguenze del passare degli anni. In realtà sono campanelli di allarme che, se riconosciuti per tempo, consentono al veterinario di intervenire con un’adeguata terapia sia comportamentale sia nutrizionale e farmacologica. Meglio non sottovalutarli.
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