Sperimentare terapie personalizzate, farmaci e organi artificiali, ma anche cosmetici, senza utilizzare discutibili modelli animali: è questa la ricerca più innovativa e in grado di offrire risultati straordinari sul piano scientifico. A questo stanno lavorando ad esempio alcuni ricercatori americani che, utilizzando cellule della pelle prelevate da bambini nati con una malformazione cardiaca rara, hanno creato in laboratorio un tessuto che replica perfettamente quel difetto al cuore.
Il meccanismo che ha permesso al team di Ricardo Dolmetsch, del centro di di Medicina rigenerativa dell’Università Stanford (Stati Uniti), di ottenere il “cuore” artificiale è quello delle staminali IPS, cellule Staminali Pluripotenti Indotte, grazie al quale delle cellule adulte prelevate dalla pelle sono riprogrammate come staminali embrionali, in grado cioè di generare qualsiasi altra cellula funzionale e organo. I “donatori” sono bambini con la sindrome di Timothy, una patologia genetica molto rara che causa l’autismo e un’aritmia fatale per il cuore.
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Benvenuti al manicomio.
Io non guardo la televisione. Perchè non ho tempo, e perchè fa schifo. Ma mi dicono che a “Le invasioni Barbariche” il tema del dibattito fosse “fino a che punto è giusto umanizzare il proprio animale”, e che siano state definite “di competenza psichiatrica” le persone che affermano di amare il proprio cane come un figlio. Potremmo certo scrivere alla astutissima Bignardi ,molto attenta al politically correct, e dotata come ogni giornalista solo del coraggio necessario ad esprimere ciò che già gli ascoltatori del proprio programma, o i lettori del proprio giornale, pensano. Potremmo, ma non servirebbe, se non a dare all’ennesimo borghesuccio benpensante con velleità radical chic, categoria perfettamente rappresentata dal programma in questione, l’ennesimo motivo per sentirsi giustificati nel loro bisogno di tutelarsi dal popolo degli animalisti pericolosissimi e pazzi. Perchè vedete, non c’è un modo educato e “politically correct” di esprimere il nostro pensiero, in questo caso, e in molti altri. Se io dovessi scrivere, adesso, una lettera di protesta da inviare a Le Invasioni Barbariche, non sarebbe pubblicabile, nemmeno qui.
Anche quando non sono più cuccioli capita che i cani combinino guai quando stanno da soli. Come interpretare questi segnali?
Esistono delle differenze fra il comportamento osservato dai proprietari e la reale comunicazione del cane. E spesso fraintendiamo, interpretando in modo errato i segnali della comunicazione canina.
Ecco qualche esempio:
Mi fa i dispetti. Può succedere che il proprietario tornando a casa al termine di una giornata di lavoro trovi una serie di danni in casa: porte grattate, divano distrutto, ciabatte o altri indumenti fatti a pezzi, la pattumiera sparsa per casa, feci e urina in vari punti della sala.
Ciò che il proprietario interpreta come “dispetto” è in realtà il risultato di un notevole stato di ansia e di stress vissuto dall’animale che non è in grado di sopportare il distacco dal proprietario.
I sogni degli animali.
Spesso ci si chiede se i nostri cane o i nostri gatti ci assomiglino in tutto e per tutto. Sognano come noi? Se non vivessero con noi, dormirebbero di notte e starebbero svegli durante il giorno?
Il sonno dei cani e dei gatti può essere distinto in sonno ad onde lente (SWS), chiamato anche sonno della mente, e in sonno paradosso, chiamato sonno del corpo o sonno REM (rapid eye movement), caratterizzato da rapidi movimenti degli occhi.
Il sonno della mente è più profondo ed è perciò più difficile risvegliare un animale in questa fase.
La terza età dei cani.
Gli enormi progressi fatti dalla medicina veterinaria in questi ultimi anni nell’ambito sia della prevenzione che della terapia di molte patologie del cane, hanno fatto sì che l’aspettativa di vita di questa specie animale sia notevolmente aumentata.
Di conseguenza, la popolazione canina è ormai costituita da un elevato numero di soggetti cosiddetti “anziani” o “senior” (oltre i 7-10 anni).
Tutto ciò ha comportato anche la diffusione di una serie di malattie legate alla “terza età”. Fra queste, una patologia che merita attenzione anche perché non sempre di facile diagnosi, è la disfunzione cognitiva del cane anziano.