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Abbiamo trovato Teresa, la mucca che nuotava nello Stretto di Messina.

GEAPRESS – Infine l’abbiamo trovata, ma sulla mucca Teresa si addensano nubi minacciose. Scappata da un allevamento siciliano, si era gettata nelle acque di Santa Teresa di Riva (ME) e, caparbiamente, aveva iniziato a nuotare verso la Calabria. Poi, ripresa, si era imbizzarita appena gli allevatori avevano tentato di ricondurla nel camion. Mariella, una nostra lettrice che aveva assistito per lunghe ore ai tentativi di salvataggio (vedi articolo GeaPress) ne aveva descritto il suo sguardo: dolce ed impaurito. Con Teresa era nata una gara di solidairetà che aveva portato a numerose richieste di adozione, tra cui quella del Comune di Villa San Giovanni (vedi articolo GeaPress) che la voleva condurre in una fattoria didattica.

Teresa, è una varietà da carne. Finirà prima o poi a fettine, ed ancor prima a produrre vitelli da macello. Nessuno la potrà adottare, almeno secondo i protocolli sanitari, ed ecco il perchè:

Teresa è viva e sana, ma nel suo allevamento vi è la brucellosi. Questo impedirà, ammesso che l’allevatore ne avesse avuto l’intenzione, ogni trasferimento. Verrà periodicamente sottoposta ad esami ematici, dal momento in cui la malattia presenta lunghi periodi di incubazione. Le sue “colleghe” malate verranno, invece, tutte abbattute, e l’allevatore verrà risarcito.

La legge dei consumi umani, pertanto, farà il suo corso e Teresa finirà, prima o poi, macellata. Fine di una giovane mucca che voleva guadagnarsi la libertà, sfidando (egregiamente) le fredde e pericolose acque dello Stresso di Messina. Aveva pure incontrato la “rema montante”, la potente corrente che da sud a nord percorre impetuosa il braccio di mare tra la Sicilia e la Calabria. In un battibaleno, dopo tre ore di nuoto, si era ritrovata spinta un chilometro più a nord, verso Messina. Niente, lei continuava a nuotare. Anzi, in quel punto, la Calabria è ancora più vicina.

Teresa verrà prima o poi macellata e per quanto potrà ancora vivere, rimarrà sempre a due passi dalla Brucella abortus. E’ uno delle specie di batteri del genere Brucella. Due di loro colpiscono i bovini e l’abortus è il più diffuso. La brucellosi è una malattia tipica delle grosse concentrazioni di animali. Si contagia avvicinandosi ad essudati, aborti (… abortus) ed altri veicolanti nei quali (ivi comprese le carni in putrefazione) il batterio, nell’ambiente esterno, resiste egregiamente. È presente anche nel latte, ma non regge alla pastorizzazione. Veterinari ed allevatori sono le principali categorie colpite dalla malattia. La brucellosi è infatti una zoonosi, trasferibile, cioè, dagli animali all’uomo. Particolarmente insidiosa è la specie di Brucella che colpisce ovini e caprini ed in minor misura i bovini. Altre specie si trovano negli equini e nei suini.

Più animali vengono tra loro in contatto, più la malattia si diffonde.

Fine della storia. Sono le leggi degli allevamenti alle quali dobbiamo inchinarci per avere i prodotti degli animali. Teresa, però, è solo un esempio. Sarebbe finita lì, tutti (o quasi) contenti che Teresa si fosse salvata dalle acque. Ed invece, morirà, a terra. E’ una mucca, un animale non selezionato dalla natura ma da una specie con manie di superiorità che si chiama uomo. Come il cane, ex lupo. L’uomo si serve delle sue creature per mangiare, vestirsi, oppure andare a caccia o avere la guardia o anche soddisfare i suoi affetti, come in genere con tutti i pets.

Gli antenati di Teresa erano del genere (inteso, genere tassonomico) “Bos” di chissà quale specie dal momento in cui l’origine dei bovini domestici è molto dibattuta. Un essere muscoloso e possente, selvatico ed integrato in un ambiente che Teresa, come le altre invenzioni dell’uomo, non potrà mai avere perchè lei, per la natura, non è mai esistita. Quel giorno ha avuto un impeto. Un suo antenato, forse, le ha dato una scossa d’orgoglio. Scappare dall’allevamento e dalla brucellosi. Dritta verso lo Stretto, un tuffo di libertà, impossibile da raggiungere. Qualcuno, prima o poi, Teresa se la ritroverà nel piatto.

Fonte: Giovanni Guadagna, geapress.org

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