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Leishmaniosi canina: ora c’è il vaccino!

Con l’arrivo della bella stagione si rende necessario proteggere i nostri amici a 4 zampe (in particolare i cani) da numerosi ecto ed endoparassiti.

Negli ultimi giorni viene trasmessa in TV la pubblicità dello Scalibor, il collare che previene le punture dei flebotomi che costituiscono il vettore dell’agente eziologico della Leishmania, un protozoo chiamato, appunto, Leishmania infantum.
Oggi, leggendo il numero di “Professione veterinaria” appena arrivatomi per posta, trovo un articolo che annuncia ufficialmente che è disponibile, presso i veterinari, il vaccino per prevenire la leishmaniosi canina.
Il vaccino si chiama “CaniLeish®” ed è prodotto dalla Virbac.
Secondo quanto dichiarato dalla stessa casa farmaceutica, le prove cliniche hanno mostrato che il vaccino è in grado di stimolare un’immunità cellulo-mediata contro questo parassita che, solo nel sud Europa, ha infettato 2,5 milioni di cani (questa specie è il reservoir della malattia e può costituire la fonte di infezione per cani sani se il flebotomo punge prima un soggetto affetto e poi uno non affetto, nonchè per l’uomo).
Il livello di protezione sarebbe sicuro, efficace e prolungato e costituirebbe in bel vantaggio rispetto al collare repellente sul quale rimangono dubbi per quanto riguarda l’efficacia dopo un eventuale contatto con l’acqua; bisogna poi ricordare che Scalibor può contaminare l’ambiente (è tossico per la fauna acquatica) nel caso in cui il cane nuotasse nei corsi d’acqua  avendolo indosso.
Secondo lo studio di campo, il 23,1% dei cani non vaccinati del gruppo di controllo (senza la protezione di un repellente) ha sviluppato la malattia entro 2 anni dall’esposizione in un’area altamente endemica; il 92,7% dei cani vaccinati ed ugualmente esposti non ha sviluppato la malattia clinica (questo significa che CaniLeish® riduce di 4 volte il rischio di sviluppare la malattia clinica).
Il vaccino non contiene leishmanie intere che possano recuperare la virulenza nell’ospite, indipendentemente dal suo stato immunologico.
La diffusione dell’insetto vettore (e, di conseguenza, della malattia) sembra essere attribuibile ai cambiamenti climatici ed al sempre crescente numero di persone che viaggiano con al seguito il proprio cane: da qui la necessità di sviluppare un mezzo di prevenzione efficace.


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