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Fusilli agrodolci al radicchio

Il sapore amarognolo del radicchio, accostato al dolce della crema di aceto balsamico rende questo primo piatto una vera bontà, per cui vi esorto a cucinarlo soprattutto se andate di fretta, perché vi occorre veramente poco tempo per gustare questo ortaggio di stagione.

Difficoltà: °

INGREDIENTI per 2 persone:

  • 1 radicchio di Chioggia o Treviso
  • 1 cipolla (o scalogno)
  • 10 cl di panna di soia
  • 1 ciuffetto di timo essiccato
  • 250 g di fusilli
  • Crema di aceto balsamico di Modena
  • Olio, sale

PREPARAZIONE:

Tagliamo finemente la cipolla (o lo scalogno, scegliete voi) e facciamolo appassire in padella con un po’ d’olio. Aggiungiamo il radicchio, in precedenza lavato e tagliato a striscioline sottili. Mescoliamo e aggiungiamo due pizzichi di sale e il timo, facendo cuocere a fuoco alto e per ultimo mischiamo la panna di soia. Nel frattempo facciamo cuocere i fusilli. Quando la pasta è cotta, la scoliamo e la versiamo in padella, facendola saltare per un minuto in modo da amalgamare bene il tutto. Infine, aggiungiamo sui fusilli una spruzzatina di crema di aceto balsamico di Modena.

  • Un suggerimento: se vi piacciono i pinoli, potete aggiungerli all’inizio mentre soffriggete la cipolla, sono un ottimo abbinamento al radicchio.

Gallery fotografica della preparazione del piatto:

 

 

 

 

 

 

 

E se anche andate di corsa, avete ancora cinque minuti di tempo per mangiare questo delizioso piatto, e per conoscere le emozioni che il radicchio provocò negli anni ’60 ad Alberto Albanese Jr, poeta di Treviso, emigrato in Svizzera che un giorno passeggiando tra la gente, in quelle vie sconosciute in un negozietto scorse qualcosa di familiare alla sua terra: il fiore dell’inverno o, appunto, il radicchio, tipico della tradizione veneta.

Tanta fu la sua commozione che ne scrisse una poesia:

Un fià de la me tera

Lontan da la me tera,
tra tanta zente
che no’ gera la me zente,
solo,
co’ ‘l cuor desfà,
me consolavo
vardando le vetrine
iluminae.

Aria de Nadal,
festa par tuti,
ma no’ par mi
lontan da la me casa,
lontan da la me tera.

Caminavo fiaco
in mezo a quela zente
indafarada e contenta
quando che l’ocio
el s’ha fermà de boto:
in te ‘na vetrineta,
ben in mostra,
ghe gera un bel çestel
de radici rosso fogo.

Me son fermà… li go vardai…
no’ me pareva vero.
Radici trevisani?…
Se me ga verto ‘l cuor,
l’emossion la gera granda…

Sonava le campane,
gera Nadal, festa par tuti
e festa anca par mi
che più no’ me sentivo
perso pa’ ‘l mondo.
Me tegneva compagnia
me confortava ‘l cuor,
me dava contentessa
aver nel me disnar
un bel piatel
de radici trevisani:
un fià de la me tera.

La poesia di Albanese è stata reperita dallo studio del sig. Pavan Camillo, intitolato “Raici. Storia realtà e prospettive del Radicchio Rosso di Treviso”. 


© RIPRODUZIONE INTEGRALE O PARZIALE VIETATA SENZA LINK ALLA FONTE: http://www.vegamami.it/

4 replies on “Fusilli agrodolci al radicchio”

@Camillo: Gentilissimo Camillo,
l’articolo è stato scritto da Antonella e io, in qualità di amministratrice l’ho semplicemente autorizzato.
In tutti i miei articoli compare, quando se n’è fatto uso, la fonte di un articolo esterno.
Ora chiederò ad Antonella se effettivamente ha preso la poesia dal suo sito. Qualora fosse così inseriremo con piacere il link.
A presto 😉

Buonasera, signor Camillo, le scrivo per sottolineare che la poesia Un fià de la me tera di Alberto Albanese Jr, per chi come me ha studiato letteratura gastronomica è molto nota, ossia, quando ho frequentato i miei vari corsi tenuti da chef e studiosi del cibo e della poesia di ogni parte di Italia, ci hanno anche spiegato le caratteristiche del radicchio di Treviso e ci hanno letto questi bellissimi versi di Albanese Jr,
(che si possono anche visionare su youtube)
così come hanno fatto spiegandoci le caratteristiche di tutti gli altri ortaggi, dal carciofo alla melanzana abbinando la poesia e l’arte. Credo che sia bello, perché per chi ama cucinare ed ama la poesia, non ci può essere binomio migliore, ed io considero cucinare come scrivere una bella poesia. Dunque, se ho scritto una ricetta abbinandola ad una bellissima poesia, citandone l’autore e divulgandola, mi dispiace aver dimenticato di citare uno dei libri dove questa poesia è raccolta se, lei è il Pavan, studioso di storia, ed il suo libro è Raici. Non volevo certo mancare di rispetto per il suo lavoro, mi dispiace di aver sottolineato solo il nome dell’autore della poesia.
Ecco il link.

Per ulteriori spiegazioni sono sempre disponibile. Buon lavoro.

@antonella tomassini:
Gentile Antonella, mi scuso anzitutto per averle bruscamente dato del “tu” nel commento del 19 novembre. Il fatto è che ho trascorso troppe ore a lavorare il radicchio nel campo e in stalla, e vi ho dedicato anche tante ore per scriverne la storia, perciò quando vedo parti del libro utilizzate senza citazione corretta mi arrabbio.
Il suo caso, a differenza di altri, è indubbiamente il più scusabile, in quanto non sono io l’autore della bella poesia citata, ma è pur vero che tale poesia – prima del 1992, anno in cui fu pubblicato il mio “Raici” – difficilmente era conosciuta in maniera integrale al di fuori di un ambito strettamente locale: un controllo sulle date di pubblicazione dei libri dedicati al radicchio o alla gastronomia in generale può confermarlo.
Ad Alberto Albanese jr. ho voluto poi riservare un’apposita pagina del mio sito e – appena presa confidenza con You Tube – un video a completamento della serie di quelli dedicati al lavoro “sul campo” (canali pctv e intervistepavan).
Cordiali saluti
Camillo Pavan

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