Virus dell’immunodeficienza felina (FIV).

Il virus dell’immunodeficienza felina (FIV) e della leucemia felina (FeLV) sono causa di due delle più comuni malattie infettive dei gatti.

Circa il 5% dei gatti presenta sia FIV che FeLV.
L’incidenza delle neoplasie aumenta di circa 6 volte per la FIV, di 60 volte per la FeLV e di 80 per entrambe.
Malgrado questi numeri, gatti FIV-positivi possono sopravvivere per molti anni prima di sviluppare segni clinici di malattia, quindi la prognosi per questi animali è buona.

Trasmissione
La trasmissione della FIV può avvenire secondo diverse modalità, ma la più comune è attraverso il morso; proprio per questo il virus colpisce maggiormente i maschi interi che vivono all’aperto.
Altra via di trasmissione è quella verticale, cioè in utero a partire da una femmina infetta; questa possibilità è, per la verità, abbastanza remota, perchè le femmine infette possono trasferire ai cuccioli anticorpi (Ac) anti-FIV.
L’infezione è caratterizzata da viremia transitoria (presenza temporanea del virus nel sangue), ma i livelli scendono velocemente ed il virus viene rapidamente distrutto dagli enzimi presenti nel cavo orale, come per l’HIV dell’uomo.

Segni clinici
I segni clinici possono insorgere già 6-8 settimane dopo il contagio, ma generalmente si rilevano più tardi.
La malattia si manifesta con febbre e leucopenia (diminuzione dei globuli bianchi), malattie oculari, sintomatologia neurologica (soprattutto indicativa di lesioni cerebrali quali alterazioni del comportamento, atassia e crisi convulsive).
I segni clinici possono essere associati a malattia neoplastica (linfoma) o, più comunemente, a malattie infettive favorite dall’immunosoppressione FIV-indotta.
I gatti possono essere asintomatici per anni, durante i quali sono in grado di trasmettere il virus ad altri soggetti.

Patogenesi
La patogenesi coinvolge immunodeficienza, neoplasie (linfoma e disordini mieloproliferativi)  e malattie neurologiche.
Nel corso della malattia gli animali presentano viremia transitoria.
I gatti ed i gatti anziani possono presentare segni clinici di malattia come linfoadenopatia, febbre, neutropenia; queste manifestazioni possono durare da settimane a mesi.
Dopo l’infezione il virus inizia una lunga fase di latenza durante la quale il gatto è asintomatico; questa fase può durare anche 4-8 anni e porta alla graduale diminuzione delle cellule T-helper.
Alla fine il gatto può sviluppare segni clinici generalizzati di malattia come febbre, linfoadenopatia o stomatite.
In quest’ultimo stadio, quando si è verificata la deplezione del sistema immunitario, l’animale inizia a presentare infezioni secondarie.

Diagnosi
Dato che nell’infezione da FIV i livelli di antigeni sono bassi, si devono ricercare gli Ac anti-FIV.
La misurazione è abbastanza accurata, ma a causa della bassa incidenza di FIV in molte popolazioni i test (effettuati con Elisa su sangue intero o su siero) possono dare risultati falsi-positivi; i positivi devono essere quindi verificati usando in Western blot.

Prevenzione
La prevenzione consiste per lo più nella sorveglianza del gatto, volta ad impedirgli di entrare in contatto con altri soggetti potenzialmente infetti, che possano infettarlo attraverso graffi e morsi.
Ciò si ottiene evitando di adottare un gatto FIV-positivo se in casa c’è già un gatto che è risultato negativo al test; è anche vero, però, che la trasmissione casuale è piuttosto rara e che i gatti che vivono nella stessa casa difficilmente arrivano ad azzuffarsi, quindi può non essere necessario dividere i gatti FIV-positivi dai loro coinquilini (solo il 5% dei gatti che vivono in nuclei famigliari con più felini contrae l’infezione da un coinquilino FIV-positivo).

Diagnostica e prevenzione
Il modo migliore per prevenire l’infezione è testare i gatti ed evitare l’infezione tra conspecifici.
Bisogna sottoporre al test:

  • tutti i soggetti devono essere sottoposti al test, indipendentemente dall’età; un risultato negativo è infatti molto affidabile, mentre falsi positivi possono essere riscontrati nei gattini per la presenza di Ac materni (immunità passiva che nulla ha a che fare con la presenza del virus nell’organismo, ma che è dovuta alla trasmissione di Ac dalla madre infetta ai cuccioli) ed occorrerà ripetere il test a distanza di 6 mesi
  • i gatti con una possibile esposizione recente a gatti FIV-positivi (es. randagi nelle vicinanze con i quali possono essersi azzuffati); gli Ac compaiono dopo 2-4 settimane dal contagio, ma ci sono soggetti nei quali gli Ac sono rilevati solo a distanza di 1 anno
  • qualsiasi gatto malato: soprattutto quelli che presentano stomatite, malattie neurologiche o discrasie midollari
  • gatti a rischio di contrarre la malattia (es. gatti che vivono all’esterno, gatti con ascessi, gatti che si sono accoppiati con gatti dei quali si ignora lo status relativo a FIV, gatti che vivono con gatti FIV-positivi) devono essere testati annualmente

Gestire i gatti FIV positivi

  • confinare in casa i gatti infetti, per evitare l’esposizione a malattie parassitarie ed infettive e per prevenire la diffusione della malattia
  • alimentare gli animali con diete bilanciate evitando carne/uova crudi e latte non pastorizzato, per prevenire malattie batteriche e parassitarie di derivazione alimentare
  • sottoporre routinariamente gli animali ad esami per la ricerca di parassiti gastro-enterici, ectoparassiti e possibilmente per la filariosi cardiopolmonare
  • controllare ogni 6 mesi il benessere, attraverso un esame attento di cavità orale, linfonodi, lesioni oculari e cutanee
  • controllare il peso corporeo e la sua eventuale diminuzione
  • effettuare l’esame emocromocitometrico completo ogni anno
  • effettuare il profilo biochimico e l’analisi delle urine una volata all’anno
  • effettuare le regolari vaccinazioni di base entro i termini previsti usando vaccini inattivati
  • sterilizzare i soggetti malati
  • usare immunomodulatori (AZT) nei gatti con stomatite e disordini convulsivi
  • evitare corticosteroidi e farmaci immunosoppressori a meno che non siano richiesti per il trattamento di patologie specifiche

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