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Dalla loro parte

La storia di “Nu”, odiata da tanti, salvata da qualcuno.

Questa è la storia di un animale di nessuno. Trovato sull’asfalto in una notte fredda. Sembrava cadavere ma non lo era. Uno come tanti lungo le strade di campagna.

Per quest’animale, odiato e temuto da tutti, nessuno versa una lacrima. Molti cacciatori gli sparano per divertimento, altri per lavoro (la provincia paga per ogni coda consegnata). Nemico numero uno degli agricoltori perché scava e fa crollare i canali d’irrigazione.

In realtà le nutrie non hanno colpa. Vivevano tranquille in Sud America finché l’uomo ha deciso di importarle in Italia per fare allevamenti in quanto vengono usati per le pellicce. Un giorno gli allevamenti sono stati chiusi e molti animali sono stati liberati su un territorio non loro. Ma le nutrie si sono adattate alla pianura e il loro numero si è incrementato a dismisura. Come con altri animali, l’intervento irresponsabile dell’uomo ha squilibrato i meccanismi delicati e fragili della natura.

Il risultato si può notare ogni mattina sulle strade. Una strage di nutrie ai lati dell’asfalto. Così anche Nu. Ma lui per un destino strano è rimasto vivo. Solo perché quella notte è passato lì un veterinario che ha notato un leggero movimento di quella testa che inorridisce tanta gente.

Portato in Ospedale, Nu, così l’abbiamo chiamato, è stato sottoposto a tutti gli esami come qualsiasi animale di proprietà. L’investimento aveva provocato la frattura delle zampe anteriori e la rottura della vescica. Se non fosse stato operato subito sarebbe morto entro poche ore. L’abbiamo operato.

Sistemata la vescica e le fratture, Nu si è ripreso lentamente. I primi giorni dopo l’intervento erano difficili, lui, essendo animale selvatico, non voleva mangiare e cercava di aggredirci in ogni occasione. Lo si teneva in due mentre una terza persona lo alimentava con la siringa.

Con il passare dei giorni Nu ha capito che da noi trovava solo tante coccole e tanto buon cibo da mangiare senza la fatica che era abituato a fare per mangiare in natura. Presto ha iniziato a mangiare le mele dalla nostra mano (le sue erano fasciate per le fratture). Le nutrie hanno denti enormi e bisogna stare attenti alle dita quando gli si dà da mangiare!

Dopo qualche settimana Nu si è abituato a noi. Ci seguiva lungo il corridoio e quando ti fermavi si fermava anche lui, alzando il tronco di tanto in tanto a mo’ di canguro. Le zampe guarite e ormai senza fasciature, venivano usate come le mani di una persona, bastava allungargli una carota o una mela e lui la prendeva con tanta agilità fra le sue mani, che sembravano le mani di una persona.

Questa è la fase pericolosa con qualsiasi animale selvatico. Lui si abitua a te e tu ti innamori di lui. La separazione diventa molto difficile e c’è il rischio di tenerlo con te. Ma non è giusto. Loro sono nati liberi e in libertà devono tornare. É arrivato il momento di liberare Nu. Eravamo molto tristi ma sapevamo che l’alternativa era peggio.

Nu è stato portato, in un trasportino da gatto, alle sponde di un fiume con la vegetazione particolarmente fitta. L’ho portato quasi a livello dell’ acqua, appoggiato il trasportino sull’erba e ho aperto la porta. Nu ha esitato per qualche secondo. Gli animali selvatici fanno sempre così in queste circostanze. Qualcuno gira la testa e ti fissa per un po’, strappandoti una lacrima. Poi partono, lentamente o velocemente, se ne vanno e tu torni a casa un po’ felice e un po’ triste.

Fonte: ospedalesanmichele.it

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