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Dalla loro parte

Crescono gli animalisti in Cina.

L’OIPA nel corso del 2006 aveva lanciato un appello diretto al Presidente Hu Jintao, alle Ambasciate cinesi di tutto il mondo e alle autorità governative di Pechino per chiedere un intervento normativo a protezione degli animali. Attualmente, a parte la normativa riguardante gli animali selvaggi e le specie in via di estinzione, non esistono leggi che difendano gli animali, regna solo un vuoto giuridico che copre e legittima infinità di abusi quali ad esempio il commercio delle pellicce di cane e gatto.
Sempre più persone in Cina rispettano gli animali e li considerano membri della propria famiglia ed in seguito alle richieste provenienti da tutta la Cina e da tutto il mondo, finalmente i legislatori cinesi stanno premendo per la promulgazione di una legge che proibisca gli abusi sugli animali.
Du Yi, membro del CPPCC (Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese), afferma che noti casi di abuso verso gli animali hanno ferito chi li ama e hanno danneggiato l’immagine di una Cina civilizzata.
“Dobbiamo imporre il prima possibile una legge per porre freno sia agli abusi sugli animali che alla loro brutale macellazione”, ha detto Du, la quale ha adottato oltre 30 gatti randagi, vittime di abusi e violenze inimmaginabili.

Nel testo della sua Proposta, presentata all’Organo Consultivo, ha richiesto provvedimenti severi verso chiunque sottragga animali domestici di proprietà (un elevato numero di cani visti nei mercati ha ancora il collare al collo), verso chiunque macelli animali domestici e/o lavori le loro pelli a fini commerciali ed ha incoraggiato sforzi per ridurre il dolore durante la macellazione degli animali.
La protezione dei diritti degli animali deve essere fatta insieme alla protezione dei diritti della gente”, ha detto Sima Xiaomeng, Delegato del CPPCC, che ha proposto delle soluzioni per salvare gli animali randagi, vittime delle autorità che in alcune province del Paese avevano permesso uccisioni di massa quale soluzione per fermare la diffusione della rabbia e di altre malattie contagiose.
Nel corso dell’ultimo anno la consapevolezza dei diritti degli animali è cresciuta notevolmente, centinaia di proprietari di animali domestici scesero nelle strade della Capitale per protestare contro la decisione delle autorità di vietare il possesso dei cani di taglia grande.

Zhang Luping, fondatrice di “Beijing Human & Animals Environmental Protection Education Centre”, rifugio che ospita oltre 600 animali salvati dalla morte, spera che leggi a protezione degli animali possano essere introdotte il prima possibile. “C’è una forte e crescente voce sia nazionale che internazionale che chiede la protezione dei diritti degli animali, è giunto il momento che il Governo prenda una decisione”, ha riferito Zhang, la quale negli ultimi 6 mesi ha raccolto, sul territorio nazionale, oltre 300.000 firme per chiedere l’introduzione di una legge che protegga gli animali, e che tra le varie cose, vieti il consumo di carne di cane/gatto, rendi illegale il commercio delle loro pellicce e sanzioni i responsabili di abusi verso gli animali.
“Nel mese di Febbraio a Tianjin oltre 400 gatti sono stati portati in salvo grazie all’intervento di associazioni protezioniste cinesi” ricorda Hu Qiheng, Vice Presidente della China Association for Science and Technology, la quale insieme ad altri delegati del CPPCC chiede leggi contro la crudeltà e per la protezione degli animali.

Gli animalisti a Tianjin, dopo il salvataggio dei 400 gatti, continuano instancabilmente il loro lavoro di soccorso dei randagi (vittime principali del crudele commercio delle pellicce di cane e gatto), e di documentazione delle atrocità commesse nei loro confronti.
Volontari di tutte le età raccolgono cani e gatti randagi dalle strade, li salvano dai mercati e li ospitano poi nel loro rifugio dove, prima di essere adottati da persone che hanno acconsentito a scrupolosi controlli pre e post adozione, vengono curati, vaccinati e sterilizzati grazie alla preziosa collaborazione di veterinari che offrono assistenza continua.

Inoltre abbiamo appreso, tramite il Delegato OIPA nella  Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong della Repubblica Popolare Cinese, che nel territorio dove già era in vigore un’Ordinanza, sono state rafforzate le norme a tutela degli animali, grazie anche alle numerose richieste di intervento legislativo da parte delle associazioni a protezione animale, i cui giudizi e opinioni sono state tenute in considerazione nella redazione del testo.
Le autorità di Hong Kong credono che le precedenti sanzioni non riflettessero la serietà del crimine quale è la crudeltà verso gli animali e non servissero da deterrente verso le persone dal commettere simili atti. Inoltre, casi giudiziari precedenti indicano che le sanzioni applicate dalle Corti per offese di questo tipo fossero troppo basse.
Il Governo ha ritenuto necessario aumentare il livello delle pene (sanzioni fino a 5000$ e reclusione fino a 6 mesi) al fine di riflettere la gravità di tali offese nel contesto dei nostri giorni.

Se il proprietario di un animale viene condannato per aver trasgredito le norme, il magistrato potrà ordinare, in aggiunta alla sanzione inflitta, che la persona sia privata della proprietà dell’animale, il quale sarà affidato alle cure delle associazioni animaliste locali.
Dal 2000 ad Hong Kong, la pratica di cibarsi dei cani è quasi del tutto scomparsa, pochissimi casi sono stati segnalati e in quelle occasioni l’opinione pubblica si è mostrata contraria.

Fonte: Paola Ghidotti – OIPA International Campaigns Director – oipaitalia.com

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